Abbasso la guerra, evviva la guerra!

Ci risiamo! Non è  passato molto tempo dalla fine della guerra con l'Iraq che già si alzano le barricate per una nuova guerra, pardon, operazione di pace, ora si chiama così. L'umanità è sempre tenuta sull'orlo del baratro della guerra da quando è nata si può dire. 
E' come se la guerra fosse entrata nel nostro dna. La guerra non è parte integrante della nostra civiltà, e lo credo nonostante molte siano le prove del contrario. La pace fa parte della natura umana, ma è più fragile e difficile da mantenere perchè basta un violento perchè scoppi la violenza, mentre ci vuole un intero popolo di pacifici perchè prosperi la pace. La guerra è da sempre giustificata da buone ragioni. Hitler disse al suo discorso di proclamazione dell'invasione dell'Austria che la sua era "un'operazione di pace", per mantenere la pace, per salvaguardare la pace. La pace la voleva mantenere Giulio Cesare e Napoleone. Nessun dittatore ha mai detto di voler fare la guerra per le vere ragioni. La guerra scoppia sempre per ragioni economiche, non è una novità. La guerra giova a chi muove i fili della borsa, a chi gestisce i costi delle materie prime, a chi muove i capitali che generano il vero potere, quello che decide ad alto livello, persino oltre i governi. I governi oggi sono un pallido ricordo di ciò che erano, sempre più genuflessi agli interessi del danaro. Persino ribellarsi al sistema è diventato funzionale al sistema stesso, perchè occorre un'opposizione per giustificare e organizzare mezzi di controllo della popolazione. Guai se non ci fosse una sana o insana opposizione. La democrazia stessa si nutre e si appoggia su questa dicotomia: governo e opposizione. L'una la ragion d'essere dell'altra. Siamo schiacciati tra l'una e l'altra, tra l'incudine di una classe politica e di potere che non ha più chiaro nessun altro progetto se non giustificare la sua esistenza in vita e un'opposizione che non ha un vero progetto, o che ha progetti già visti e già falliti. In questa situazione ci accingiamo all'ennesima guerra di interessi che non ha alcun senso. Bombe su una popolazione già vittima di altre bombe. Bombe di una democrazia che non conosce un altro modo per contrastare le bombe della dittatura se non una guerra, mettendo a nudo la tragica verità che la democrazia e la dittatura, in definitiva, parlano la stessa lingua 

Il Messaggero: Barack Obama non molla e costringe i suoi tradizionali e storici alleati atlantici, Italia in testa, a un faticoso esercizio d’equilibrismo perché - sostiene Enrico Letta «una spaccatura fra Usa e Europa avrebbe effetti disastrosi». Per non permettere a Putin di stravincere, al termine del G20 Italia, Spagna, Francia e altri otto paesi mettono la firma sotto un documento nel quale si condanna l’uso delle armi chimiche, si attribuisce ad Assad la responsabilità del suo uso, e si chiede una risposta forte. continua...

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