Priebke se ne è andato

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Morto Priebke 2 - Kaos66

Per quanto riguarda l'uomo Erich Priebke, ora è dove merita di essere, lo deciderà il Signore. Per quanto riguarda la figura storica invece qualcosa da dire c'è. Intanto come italiano mi stupisce che ci siano così tanti sostenitori in una certa parte della destra italiana (per fortuna esigua) di un personaggio che ha ucciso più di 300 nostri connazionali disarmati e innocenti. Mi aspetterei che da chi si professa patriota ci fosse una netta presa di distanza e invece? E' come se dopo l'attentato alle Twin Tower il Partito Repubblicano Americano fosse dalla parte di Bin Laden, non ha alcun senso. 

Quest'uomo, e stiamo sempre parlando dell'uomo storico, ha ucciso dei miei compatrioti e per questo doveva finire in carcere, ha finito invece la sua vita agli arresti domiciliari, a Roma, tra una cassatella e un cappuccino, pace all'anima sua. Mi piacerebbe sapere cosa sarebbe successo a parti invertite; se fossero stati gli italiani ad uccidere in quel modo 335 tedeschi, chissà se loro ci avrebbero trattati come eroi, come qualcuno vorrebbe per Priebke. Credo proprio di no. Pace all'anima sua, in fondo aveva cento anni, la sua vita l'ha fatta e con un peso sulla coscienza che non gli si può invidiare. 

L'argomento più diffuso a suo discapito è che ha obbedito agli ordini. Ma non dimentichiamoci che ci sono e ci sono stati ufficiali che si sono rifiutati di sparare sulla folla inerme in Germania come in Inghilterra, in Francia come in Cina, in Angola come in Vietnam, in Cile come Italia e questi sono i veri eroi, non chi si nasconde dietro un "ho obbedito agli ordini". 

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4 commenti:

  1. Secondo me è un dibattito che andrebbe affrontato in modo molto più complesso di come è stato fatto sino ad oggi. Vi sono tante cose da tenere in considerazione sulla sua condotta ai tempi e, sottolineo, perché non vorrei passare per nazista o fascista, non sono scusanti, ma il tentativo di analizzare la cosa da un punto di vista oggettivo. Premetto che è un crimine di guerra e un'atrocità, su questo non metto in discussione NULLA.

    La prima questione da tenere in considerazione è il contesto in cui Priebke ha vissuto. E' cresciuto quasi in parallelo con l'ascesa di Hitler, ha aderito sin da subito al nazismo e ai suoi ideali, come novantanove centesimi della Germania. E' stato addestrato, nelle SS, istruito a eseguire gli ordini come qualsiasi soldato. Questo, per quello che accadde ai tempi, va considerato.

    La seconda questione, è di stampo prettamente militare. Dalla Germania arriva l'ordine di giustiziare 10 italiani per ogni tedesco morto (33), il capo in carico è Kappler. Priebke, suo braccio destro, fa quello che gli è stato ordinato dal superiore, per quanto, de facto, nonostante in guerra, fosse vietato dalle convenzioni. Alternativa? Non eseguirlo, essere accusato di insubordinazione e alto tradimento e, probabilmente, morire sul posto insieme alle altre 330 persone (che poi, questo è un altro discorso per il quale non c'è da discutere da nessun punto di vista, furono una quindicina in più).

    Ma la domanda è, perché avrebbe dovuto rifiutarsi di eseguire gli ordini? Quella generazione era cresciuta nell'odio verso il resto dell'Europa, è quella nata in una Germania umiliata e che andava a fare la spesa con i carrelli di marchi, quella poi addestrata ad essere perfetti soldati in nome di una superiorità tedesca-ariana. Non è come oggi che esistono tv e radio internazionali. Se il piemonte si isolasse dal resto del mondo e al suo interno ripetessero ai ragazzini che i piemontesi sono la razza superiore, che gli altri sono inferiori e tutte queste mischiate, oltre che addestrarli a combattere, quello che ne uscirebbe sarebbe una sorta di soldato fanatico pronto a fare tutto per il suo stato.

    Io sulla sua condotta in guerra non posso dire nulla, per il semplice fatto che, per quanto gesto atroce e da condannare, quelle erano persone indottrinate sotto il simbolo della svastica. Qualcuna magari era in grado di ragionare anche con la sua testa e capire quanto ci fosse di sbagliato, altri, invece, non avevano queste capacità, ma questo dipende da tante cose.

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    1. perchè eccedette. non 33 x 10 =330, ma 330 + 5 = 335 ?

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  2. Ora, però, entra in gioco un altro aspetto, quello del suo non rinnegare quanto fatto. Io credo che su questo esista una doppia chiave di lettura, anche questa molto più profonda di quanto viene fatto passare oggi. Di persone che si sono pentite, a parole, ne sono esistite tante, bisogna vedere quanto fossero sincere. Uscire da un indottrinamento non è una cosa semplice, e questo è un fatto abbastanza evidente. Credo anche subentri una componente psicologica. Chi si rende conto di essere stato indottrinato, e si accorge, dopo anni passati al di fuori di quel contesto, in cui tutti i crimini del regime nazista sono svelati al pubblico, delle atrocità commesse, deve essere abbastanza forte psicologicamente da accettarlo. In questi casi può subentrare anche un meccanismo di difesa, una sorta di paraocchi, per "difendere", in un certo senso, se stesso. Perché accettarlo, per molti, vorrebbe dire crollare completamente, considerarsi un mostro, e passare il resto della propria vita nei rimpianti, se non, per chi è ancora più debole, lasciarsi morire. Ora, tutto questo discorso va tenuto in considerazione per la dimensione dei vari soggetti, questo NON VUOL DIRE giustificare in alcun modo quanto fatto. E bisogna anche tenere in considerazione che, per molti, questo ragionamento non ha validità, perché perfettamente consci di tutto e fermamente convinti di quanto fatto a prescindere dall'essere cresciuti in un contesto di indottrinamento.
    Spero di essermi spiegato in modo più o meno chiaro, ripeto, quello che ho scritto non è da considerarsi come una giustificazione in alcun modo.
    Andrea Viscardi Ah e aggiungo, non sto dicendo che questo discorso valga nel caso specifico di Priebke. Ma che, a distanza di settant'anni, premettere una riflessione su questi elementi sarebbe qualcosa da farsi, per quanto poi la conclusione possa benissimo essere la stessa considerata oggi.

    Sulla tua risposta su fb, quando dici che non condividi l'impostazione perché "parla solo del carnefice, non delle vittime", tengo a sottolineare che è fatto volontariamente, perché non considero la strage in sé, che mi sembra ovvio sia da considerarsi un crimine di guerra senza necessità di discussione. E' solo un'impostazione atta a considerare anche il fatto che, per molti anni, e anche oggi, si continuano a non tenere in considerazione molti fattori di chi eseguiva gli ordini durante la guerra (da tutte le parti in gioco). E ripeto, non deve essere presa come un tentativo di difesa dei crimini compiuti dai nazisti.

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  3. Ma di cosa stiamo parlando... un simile boia merita ancora spazio di discussione? Mi sarei vergognato anche di averlo difeso nel processo. Cremazione e spargimento ceneri in acque internazionali...

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