Sangue artificiale per mettere un freno alla crisi di donazioni

da IlSecoloXIX- Nei pochi intervalli che il lavoro gli concede Attilio Converti si ferma, si guarda indietro, e si chiede se davvero ne sia valsa la pena. «Arrivato a cinquantotto anni mi capita spesso di domandarmi - dice - a cosa tutta questa mia vita da scienziato sia servita». Il resto del suo tempo questo chimico di origine calabrese di stanza all’Università di Genova, dove insegna biotecnologie ambientali, lo passa a cercare di risolvere problemi. Un lavoro di ricerca che fa di lui uno dei migliori nel suo settore, con un indice H - l’indice di Hirsch che misura la qualità di uno scienziato - di 41, il doppio della media dei suoi colleghi.
L’ultimo cruccio di Converti è la soluzione di un’annosa questione, l’approvvigionamento di sangue per le trasfusioni negli ospedali. Una questione non tanto italiana - l’Italia ha per ora un numero sufficiente di donatori - quanto internazionale: sono 75, secondo i dati dell’Organizzazione mondiale della sanità, i Paesi al mondo con meno di 10 donazioni ogni 10 mila abitanti. Di questi Paesi, 40 sono in Africa.
Converti sta cercando un’alternativa al sangue, un qualcosa che svolga lo stesso compito - il trasporto di ossigeno - e possa essere iniettato nel corpo umano senza alcuna controindicazione. Lo sta facendo insieme a un giovane collega, Marcos Knirsch, dottorando 33enne dell’Università di San Paolo in Brasile provvisoriamente imprestato all’Università di Genova...continua


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